Inflazione
L'inflazione è l'aumento generalizzato dei prezzi dei beni (cibo, energia elettrica, ecc.) e dei servizi (un taglio di capelli, un biglietto del treno, ecc.).
L'inflazione non riguarda quindi il prezzo di singoli prodotti ma interessa beni e servizi.
L'aumento dei prezzi diminuisce la quantità di beni o servizi che possiamo acquistare con i nostri soldi: per questo si dice che l'inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.
Questo significa che con un euro si possono acquistare oggi meno beni e servizi rispetto al passato dato che la moneta ha perso potere di acquisto a causa dell'aumento dei prezzi.
Perciò come abbiamo capito l’inflazione incide sul potere d’acquisto perché non tutti i prezzi vanno allo stesso modo e con la medesima intensità. Difatti le retribuzioni non aumentano in modo corrispondente all’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, o almeno non in modo altrettanto costante e rapido: l’inflazione, quindi, sottrae potere d’acquisto alle famiglie dato che a parità di retribuzione è possibile acquistare una quantità di beni inferiore.
Uno dei casi più eclatanti di inflazione o, meglio, di iperinflazione, è quello della Repubblica di Weimar (Germania, autunno 1923): la diminuzione del valore del marco, la moneta tedesca di allora, arrivò a tali livelli che per andare a fare la spesa sarebbe stato necessario portare dei carretti pieni di banconote
Il contrario dell'inflazione, cioè la diminuzione generalizzata dei prezzi, viene definita deflazione.
Livelli elevati di inflazione e di deflazione sono rischiosi per il cittadino e per l'economia in generale: non a caso la stabilità dei prezzi, cioè un'inflazione bassa, stabile e prevedibile, è uno degli indicatori di un'economia sana.
COME SI MISURA?
Misurare l'inflazione non è semplice perché si deve cogliere un aumento dei prezzi generalizzato, cioè riferito a un ampio numero di beni e servizi rappresentativi delle abitudini di consumo della popolazione.
Per questo l'inflazione si misura attraverso la costruzione di un
indice dei prezzi al consumo, una media dei prezzi di un insieme di beni e servizi chiamato
paniere ossia il cestino della spesa degli italiani! La media tiene conto dell'importanza dei singoli prodotti e servizi sul totale della spesa.
Particolarità
Il
paniere dei prezzi ci dice molto della nostra storia perché viene regolarmente aggiornato per essere rappresentativo delle abitudini di consumo degli italiani.
In Italia il paniere nasce nel 1928 ed era inizialmente formato da 59 prodotti, soprattutto beni alimentari. In questo paniere, attivo fino al 1938, oltre ai prodotti alimentari c'era la legna secca per il riscaldamento e quella per la cottura dei cibi, che resteranno nel paniere fino al 1966, seppur con importanza via via decrescente. Nel 1986 entra la carta da lettere, ma scompare dopo appena un decennio; i telefoni cellulari sono entrati nel paniere nel 1996 e l'abbonamento a Internet nel 1999, mentre nel 2018 sono usciti definitivamente i servizi di telefonia pubblica.
Dal 1999 il paniere viene aggiornato ogni anno e oggi conta ben 1.772 diversi beni e servizi, divisi in 12 raggruppamenti. Nel 2022 sono entrati nel paniere la sedia da PC, la friggitrice ad aria, i tamponi per il Covid 19 e la psicoterapia individuale; sono invece definitivamente usciti i compact disk. Dal 2020 vengono monitorati anche i trattamenti estetici per gli uomini.
ISTAT
In Italia, è l'
Istituto nazionale di statistica (ISTAT) che ha il compito di aggiornare il paniere, stimare gli indici dei prezzi e calcolare mensilmente l'inflazione.
L'ISTAT produce tre diversi indici dei prezzi al consumo:
⦁ L'indice Nazionale per l'Intera Collettività (
NIC).
⦁ L'indice per le Famiglie di Operai e Impiegati (
FOI).
⦁ L'Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato a livello europeo (
IPCA).
L'esigenza di avere tre diversi indici dei prezzi deriva dal fatto che l'inflazione non è uguale per tutti dato che dipende dalle specifiche abitudini di consumo delle persone. Gli istituti di statistica costruiscono quindi più panieri per diverse categorie di persone. L'indice armonizzato, invece, è calcolato per poter aggregare e confrontare l'inflazione italiana con quella degli altri paesi dell'area dell'euro.
LE CAUSE DELL’INFLAZIONE
Quando la domanda di un bene o di un servizio da parte delle persone aumenta e supera la quantità offerta, il prezzo cresce (le persone sono disposte a pagare di più pur di ottenere ciò di cui hanno bisogno).
Applicando il ragionamento all'insieme dei beni e servizi inseriti nel paniere dell'ISTAT, l'aumento della domanda da parte dei cittadini si può tradurre in inflazione. In questi casi si parla, per l'appunto, di
inflazione da domanda: significa che in quel momento la richiesta di beni e servizi da parte dei consumatori supera la quantità offerta sul mercato.
L'aumento dei prezzi può generarsi anche nel caso di un aumento dei costi di produzione. In questi casi si parla di
inflazione da offerta: la quantità di beni e servizi che desiderano acquistare le persone non cambia, ma si riduce la capacità produttiva o aumentano i costi. Questo può avvenire a causa di diversi fattori, come ad esempio un evento inatteso che rende difficile l'approvvigionamento e la produzione dei beni (una pandemia o una guerra ad esempio) o un aumento dei costi delle materie prime, come il petrolio.
Infine, nel lungo periodo l'inflazione può essere dovuta a un eccesso di moneta in circolazione rispetto ai beni e servizi prodotti: troppi euro a caccia di pochi beni!
PERCHÈ DOBBIAMO PREOCCUPARCI
GLI EFFETTI = L'inflazione elevata riduce il potere segnaletico dei prezzi rendendo più difficili le decisioni di consumo e investimento di famiglie e imprese. Arricchisce e impoverisce le persone a seconda della condizione in cui si trovano in quel momento. Aumenta i tassi di interesse rendendo più costosi gli investimenti.
SUI RISPARMI = Ne colpisce i
risparmi accumulati nel tempo, ne riduce il valore, il potere di acquisto: con i nostri soldi messi da parte potremo acquistare una quantità minore di beni e servizi. Anche i nostri
redditi, se non crescono come l'inflazione, avranno un valore reale minore.
In periodi di inflazione, c'è anche un altro fenomeno che riduce i nostri redditi anche nel caso aumentassero insieme ai prezzi: redditi nominali più alti vengono tassati di più. Paghiamo così più tasse, il che comporta che anche se il valore reale del nostro reddito lordo rimane immutato grazie all'adeguamento all'inflazione, il nostro reddito reale netto è più basso. Questo fenomeno si chiama "drenaggio fiscale".
SUI DEBITI = Con l'inflazione non si
riduce solo il
valore reale dei guadagni o dei risparmi, ma anche quello dei
debiti. Per chi è indebitato a tasso fisso e quindi paga ogni mese una rata dello stesso importo, l'inflazione è un vantaggio perché riduce il valore reale dei soldi che deve restituire; inoltre, le rate da pagare non cambiano, mentre i nostri guadagni prima o poi cresceranno insieme all'inflazione.
In caso di mutui a tasso variabile, invece, l'inflazione ha effetti molto più limitati e potrebbe averne di negativi. Infatti, con l'aumento dei tassi di interesse che accompagna tipicamente i periodi di inflazione, aumenta anche l'importo della rata da pagare e il valore del debito non cambia (se i guadagni non crescono subito con l'inflazione, ci si ritroverebbe più poveri di prima almeno per un po' di tempo).
Infine, per chi deve indebitarsi, sia a tasso variabile che a tasso fisso, l'aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse comporta un aumento dei costi (e quindi delle rate nel caso dei mutui).
SU GLI INVESTIMENTI FINANZIARI = Per quanto riguarda i nostri investimenti finanziari dobbiamo ribaltare quanto detto finora per i debitori: laddove un debitore ci guadagna, come nel caso dei debiti a tasso fisso, ci sarà un creditore che perde, e viceversa!
L'inflazione è una tassa iniqua
Si dice, infine, che l'inflazione è una "tassa iniqua". Innanzitutto si parla di "tassa" perché riduce per tutti la quantità di beni e servizi che si possono acquistare. Ma soprattutto è "iniqua" perché non colpisce tutti allo stesso modo.
Di solito, l'inflazione colpisce di più chi ha di meno perché le persone più povere consumano una quota maggiore del proprio reddito per acquistare beni di prima necessità (alimentari, energia e quindi trasporti) che sono spesso soggetti a rincari maggiori. Più in generale, l'aumento del costo della vita potrebbe rendere impossibile coprire le spese di cui non si può fare a meno (bisogni di base) con il proprio reddito, costringendo le persone meno abbienti a intaccare i propri risparmi, sempre che ve ne siano.
CHI CI DIFENDE?
Se l'elevata inflazione è dannosa per i cittadini e lo stesso vale per la deflazione, è facile intuire che lo scenario ideale per l'economia è quello di un'
inflazione contenuta, stabile e prevedibile. Ma come si fa a preservare queste condizioni? Chi se ne occupa?
Se ne occupano le banche centrali che hanno il compito di tenere sotto controllo inflazione e deflazione, di mantenere cioè la stabilità dei prezzi, attraverso la
politica monetaria.
Con la politica monetaria una banca centrale prende decisioni per influenzare la quantità e il costo del denaro nell'economia. A questo scopo, gli strumento che utilizzano sono i cosiddetti "
tassi di interesse di riferimento". Aumentando questi tassi, la banca centrale cerca di influenzare tutti gli altri tassi i tassi d'interesse, anche quelli a medio e a lungo termine che le banche commerciali applicano ai prestiti concessi ai propri clienti. Diventa così meno conveniente indebitarsi, perché mutui e prestiti costano di più. Le persone inoltre tendono a risparmiare di più perché aumentano i tassi sui depositi e sugli altri strumenti di risparmio. Di conseguenza, i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese diminuiscono. La domanda si riduce e con essa la crescita dei prezzi. Un aumento dei tassi, inoltre, può influire sulle previsioni di consumatori e imprese sull'inflazione futura (aspettative d'inflazione).
Viceversa, quando l'inflazione è troppo bassa o c'è deflazione, la banca centrale riduce i tassi d'interesse per stimolare la domanda di consumatori e imprese e spingere al rialzo i prezzi di beni e servizi.
Se il principale strumento di politica monetaria consiste nella manovra dei tassi d'interesse, più di recente le banche centrali hanno anche adottato la strategia di
intervenire direttamente sui mercati finanziari. Tramite l'acquisto o la vendita di titoli, infatti, la banca centrale influenza direttamente i tassi d'interesse a più lungo termine.
COME COMPORTARSI QUANDO L’INFLAZIONE È ELEVATA
1. Fare una buona pianificazione finanziaria, partendo dalla tenuta di un budget cioè un registro delle entrate e delle uscite. Solo se si è ben consapevoli di come si spendono nell'ordinario i propri soldi si è in grado nei periodi di incertezza e difficoltà di capire eventualmente a cosa si può rinunciare e come risparmiare. La pianificazione serve per capire come varieranno le spese incomprimibili (riscaldamento, beni essenziali, ecc.) di cui non possiamo fare a meno e quali spese non indispensabili possono essere tagliate (le cosiddette spese voluttuarie). È necessario, una volta classificate le spese, aumentare il fondo per le emergenze tenendo a mente che, in caso di elevata inflazione, le spese impreviste potranno essere ancora maggiori e mettere in crisi l'equilibrio tra entrate e uscite.
2. Informarsi bene, confrontare più offerte, prima di fare un acquisto o prima di recarsi in banca per prendere un prestito o aprire un conto
3. Se abbiamo dei risparmi, il primo suggerimento per proteggerli dall'inflazione è quello di
diversificare, cioè investire in più prodotti diversi tra loro. La diversificazione, oltre a essere una regola generale del buon investitore, è utile anche a contrastare gli effetti negativi di aumenti non previsti dell'inflazione!
4. Nel caso in cui avessimo l'esigenza di indebitarci, ad esempio chiedendo un mutuo per la casa o un prestito, occorre ricordare che nell'immediato un
tasso fisso può essere più elevato di un variabile ma nel tempo assicura una rata costante e quindi protegge dall'inflazione mentre nel caso di un mutuo a tasso variabile l'importo della rata cresce al crescere dei tassi di interesse.