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Crisi e Declino delle Città Greche

Indice:

La Guerra del Peloponneso

● Le Radici del Conflitto Decisivo

Riprendiamo le fila del discorso ritornato all’accordo di pace molto fragile stipulato nel 446°.c. tra Sparta ed Atene.

PACE TRENTENNALE ATENE-SPARTA (446AC)= le due città si impegnarono a rispettare le rispettive sfere di influenza politico-militare. Fu un accordo fragile, compromesso in partenza dall’atteggiamento di reciproco sospetto. La pace, infatti, durerà solo una quindicina d’anni, poi le due potenze si affronteranno in un questo lunghissimo conflitto chiamato Guerra del Peloponneso.

L’accordo, com’era facilmente prevedibile, saltò prima dello scadere dei 30 anni e Atene e Sparta giunsero nuovamente alle armi. La colpa fu di Atene che intraprese alcune azioni militari che indispettirono Sparta, creando nuovamente tensione tra le due.

Quali iniziative di Atene irritarono Sparta?

TUCIDIDE storico greco contemporaneo ai fatti, che aveva anche partecipato come soldato alla guerra stessa nei primi anni di conflitto, ne scrisse un resoconto dettagliato, servendosi anche delle testimonianze dei protagonisti e degli atti ufficiali del tempo. Egli riteneva che, al di là delle varie scaramucce, la vera ragione del conflitto fosse un’altra, ben più profonda. Quale?

Se si considera che la fine delle guerre persiane (479 a.c.) era coincisa con l’inizio dell’età dell’oro di Atene, un periodo durato circa 50 anni, in cui innegabilmente Atene aveva prosperato sia economicamente che culturalmente, affermando la propria egemonia culturale, economica, commerciale nel mondo greco, si può capire come Sparta fosse preoccupata da questo stato di cose che rappresentava per lei una minaccia incombente.

Dichiarare guerra ad Atene, apportando come scusa le iniziative di Atene sopra elencate, fu in realtà, secondo Tucidide, un modo per cercare di bloccare l’inarrestabile ascesa di Atene che, oltretutto, cercava di esportare il modello democratico tanto odiato e malvisto da Sparta.

La Seconda Fase della Guerra

I FASE: 431-421 A.C. (dieci anni di scontri) TREGUA precaria dal 421 a.c. al 413 a.c. (8 anni) II FASE: 413-404 a.c. (altri 9 anni di scontri, insomma circa una decina d’anni anche la seconda fase)

In totale parliamo di 20 anni di guerre.

ESITO della guerra del Peloponneso: Atene perse la guerra contro Sparta ed il suo impero. Tutto il mondo greco uscì indebolito da questo conflitto perché tutte le città greche furono coinvolte e dovettero prendere posizione a favore dell’una o dell’altra contendente.

Oltretutto la guerra divenne particolarmente distruttiva ed esacerbò gli animi dei greci che videro nel nemico un’entità, non solo da sconfiggere, ma da annientare. Infatti la guerra assunse una CONNOTAZIONE IDEOLOGICA, divenne cioè lo scontro non solo tra due città ma tra due ideologie diametralmente opposte e tra loro inconciliabili, due idee politiche con radici, valori, obiettivi antitetici: oligarchia e democrazia. La guerra divenne scontro fra i sostenitori di due diversi regimi, espressione di due diversi orizzonti politici.

La guerra penetrò nelle città, non rimase confinata nei campi di battaglia esterni alle città, perché fu ampiamente nutrita dall’odio di una fazione verso quella opposta che mirava alla reciproca distruzione.

● I Primi anni di Guerra la Morte di Pericle

I FRONTI di guerra, cioè i luoghi in cui gli eserciti combatterono gli uni contro gli altri, furono molteplici ed andarono anche oltre i confini della Grecia stessa:

La guerra del Peloponneso fu caratterizzata da numerose battaglie ma da pochi scontri decisivi. Alcune tra le più importanti battaglie furono combattute sui mari dalle flotte navali.
Sparta, che non aveva una vocazione marittima, anche perché si trovava in una zona non vicina al mare, fu costretta, per competere con le altre polis, a dotarsi di una flotta navale che fino a quel momento non aveva mai posseduto. Fu aiutata dalla Persia.

● I FASE ( 431-421 A.C.)

All’inizio della guerra Atene era nel suo periodo di massimo splendore e al governo c’era Pericle, fautore di questo momento d’oro. Pericle optò per una strategia di attesa. Consapevole della superiorità della propria flotta, Atene puntò a portare le battaglie sul mare evitando le battaglie campali, cioè quelle terresti aventi come teatro i campi di battaglia.

La provocatoria tattica di Atene, che faceva brevi offensive marittime sulle coste del Peloponneso dove erano stanziati i nemici, spinse Sparta all’azione. Nel 431 a.c. Sparta invase l’Attica (regione di Atene) e gli ateniesi si rifugiarono dentro le possenti mura che erano state costruite dopo la fine della guerra contro i persiani. Il resto dell’Attica però fu lasciato in balia del nemico e fu devastato dalla furia degli spartani. Le incursioni degli spartani nell’Attica si ripeterono ma non arrivarono mai a mettere sotto assedio Atene che rimase inviolata per tutto il primo anno di guerra.
Nel secondo anno di guerra (430 a.c.) ad Atene scoppiò un’epidemia che ridusse di un terzo la popolazione cittadina. In quella circostanza morì anche Pericle.

Alla morte di Pericle si contesero la guida della parte democratica Cleone e Nicia; il primo era fautore di una posizione aggressiva nella guerra contro Sparta mentre il secondo avrebbe voluto terminare il conflitto perché sosteneva gli interessi dei proprietari terrieri fortemente danneggiati dalla guerra. La linea che prevalse fu quella dell’aggressività e la guerra continuò su un binario sempre più lontano da quello della prudenza di Pericle.

427 a.c. : Atene represse con violenza la rivolta di Metilene che era passata dalla parte di Sparta (fece giustiziare i capi della rivolta, abbatte le mura della città che così non aveva più difese, confiscò una parte del suo territorio per darlo a coloni ateniesi, requisì la flotta nemica)
Sparta non restò a guardare e ripagò con la stessa moneta Platea, città alleata di Atene.
La politica ateniese si fece sempre più feroce ed impietosa verso il nemico. Un esempio di questa crudeltà si verificò quando Atene riuscì a bloccare un contingente spartano che stava presidiando l’isola di Sfacteria e negò a Sparta la possibilità di evacuare l’isola, facendo così prigionieri ben 120 spartiati (soldati spartani).

424 a.c. La strategia di Sparta fu quella di provare a sollevare contro Atene le sue alleate dislocate nel nord della Grecia, sull’alto Egeo, ostacolando così i rifornimenti di grano che arrivavano ad Atene tramite il Mar Nero e per mezzo delle sue piazzeforti poste in quella zona. Ci provò con Anfipoli che oltretutto si trovava ai piedi del monte Pangeo, ricco di miniere d’oro di cui Sparta avrebbe voluto impossessarsi.
Atene perse Anfipoli e nel tentativo di riprenderla, morì Cleone, fautore della guerra ad oltranza. La morte di Cleone attenuò la corrente dei sostenitori più accaniti della guerra e permise di arrivare nel 421 a.c. ad una tregua

● TREGUA (421 a.c. – 413 a.c.)

PACE DI NICIA: accordo di pace che avrebbe dovuto ripristinare la situazione precedente alla guerra e avrebbe dovuto avere una durata di 50 anni. Niente di più lontano dalla verità.
Gli accordi della pace di Nicia non furono mai pienamente rispettati ed la tregua durò pochissimo. Ad Atene, nonostante la morte di Cleone, il partito di chi era favorevole al conflitto con Sparta era ancora numeroso e forte. Inoltre molte città alleate di Sparta rifiutarono apertamente gli accordi di questa pace.

Anche durante questa fase di tregua, Atene non smise di portare avanti le sue mire espansionistiche volte a rafforzare il suo dominio o il suo controllo sulle zone di importanza strategica soprattutto per la sua economia. Cosa fece?

● II FASE (413- 404 a.c.)

LA RIPRESA DELLA GUERRA E LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE: 413 a.c. : Sparta invase l’Attica e occupò la roccaforte di Decelea, a 20 km da Atene. Perché proprio Decelea? Perché si trovava in una posizione strategica; occuparla significava impedire ad Atene di raggiungere le miniere del monte Laurio e i collegamenti con la regione dell’Eubea.

La situazione era critica per Atene anche nel nord del mare Egeo dove molte città sue alleate, membri della lega, ne uscirono, abbandonandola a se stessa. L’isola di Samo rimase fedele e Atene concentrò lì le sue forze navali.

Fu a questo punto che Sparta capì di doversi attrezzare di una buona flotta navale per poter fronteggiare Atene adeguatamente nel mar Egeo e così fece con il prezioso aiuto della Persia.

Atene era in forte difficoltà. I sostenitori dell’oligarchia ne approfittarono per avanzare con forza le loro rivendicazioni contro la democrazia che stava fallendo nella sua azione di governo trascinando Atene verso la sconfitta.
Il regime democratico cominciò a vacillare e Sparta stava per raggiungere il suo obiettivo, quello che secondo Tucidide era stato il vero motivo che aveva portato allo scoppio della guerra del Peloponneso.

Le istituzioni democratiche a cui Pericle aveva dato spazio e voce cominciarono ad essere accantonate o limitate nelle loro funzioni; ebbe inizio il lento ma inesorabile declino della democrazia ateniese.

411 a. c.: COLPO DI STATO AD ATENE DA PARTE DEGLI OLIGARCHICI. (un colpo di stato è un tentativo di impossessarsi del potere in modo illegittimo, spesso con l’uso della violenza, comunque calpestando le regole e le leggi).

Gli oligarchici presero il potere per soli 4 mesi, annullando la costituzione di Clistene e le leggi di Pericle, cardini della democrazia. Sostituirono l’Assemblea con una commissione di 400 cittadini che a loro volta avrebbe scelto tra i ricchi i 5000 membri dell’Assemblea. Ovviamente tolsero i sussidi che aveva messo Pericle per permettere ai membri dell’Assemblea di partecipare alle riunioni senza veder danneggiato il loro lavoro e il loro guadagno.

Il regime dei Quattrocento fu spazzato via in fretta col ritorno al potere dei democratici ma l’episodio rese evidente la debolezza del regime democratico ateniese.

LE FASI CONCLUSIVE DELLA GUERRA: Sparta riorganizzò la sua flotta sotto il comando di Lisandro, molto abile, mentre Atene si affidò al comandante Conone.

Sparta vincitrice dettò le condizioni della nuova pace. Atene dovette rinunciare a tutti i suoi possedimenti fuori dall’Attica e di Salamina. Inoltre dovette consegnare a Sparta la sua flotta da guerra. Sparta volle la distruzione delle mura che dalla città portavano al porto del Pireo e di tutte le fortificazioni e pretese anche che Atene adottasse un regime oligarchico al posto di quello democratico, facendo poi rientrare dall’esilio gli oligarchici.

La Crisi delle Polis nel IV sec. a.C.

● La Tirannide dei Trenta (404 a.c. non durano nemmeno un anno)

La pace imposta ad Atene da Sparta spazzò via il regime democratico e la sua Costituzione.
Lisandro scelse una commissione di 30 ateniesi oligarchici a lui graditi dando loro l’incarico di redigere una nuova costituzione --> i 30 cittadini si trasformarono in 30 tiranni capeggiati da Crizia e tennero nelle loro mani il governo della città, realizzando un regime oligarchico.

Questo nuovo governo perseguitò duramente i democratici (esiliati o condannati a morte) e gli avversari personali di ognuno di loro (si susseguirono vendette e regolamenti di conti a titolo personale; si servono della loro posizione di potere nello stato per scopi personali). Furono molto crudeli, ecco perché passarono alla storia come tiranni.

L’iniziativa per liberarsi di questi tiranni fu presa da Trasibulo che si mise a capo di una rivolta che attaccò il Pireo (porto di Atene e punto d’accesso alla città). Ne seguì uno scontro armato tra democratici capeggiati da Trasibulo e oligarchici capeggiati da Crizia in cui perse la vita lo stesso Crizia. Atene stava andando incontro ad una pericolosa guerra civile (cioè guerra tra civis, cioè cittadini di uno stesso stato).

Sparta stessa cercò di mediare per scongiurare una guerra civile. Si arrivò a decretare un’amnistia cioè una cancellazione dei reati avvenuti da entrambi le parti in questo periodo, per provare a ricucire una società lacerata. I 30 tiranni furono cacciati in esilio.

Trasibulo e i suoi sostenitori ripresero il potere, riportando ad Atene un governo democratico.
Quest’ultimo fu un governo corrotto e vendicativo che raggiunse i 30 tiranni in esilio per ammazzarli. Fu lo stesso governo che condannò a morte Socrate con false accuse di corrompere i giovani e non rispettare gli dei della città. In realtà Socrate fu vittima, come molti altri, delle ritorsioni dei democratici per la sua amicizia con Crizia.

● Inadeguatezza di Sparta

La guerra del Peloponneso aveva sancito la disfatta di Atene come potenze egemonica del mondo greco ma Sparta non fu in grado di sostituirsi ad essa in questo ruolo a causa della rigidità e dell’immobilismo della sua società e dell’arretratezza delle sue istituzioni che erano sempre rimaste uguali e non si erano mai adeguate ai cambiamenti del tempo, rimanendo ancorate alla tradizione tanto cara a Sparta.

Inoltre con la loro chiusura in se stessi gli spartani erano sempre stati un popolo poco numeroso e la guerra del Peloponneso aveva provocato la morte di molti di loro. Di conseguenza Sparta non aveva abbastanza uomini per imporsi a lungo sulle altre poleis che oltretutto volevano godere di autonomia dopo essere state al lungo sotto la dominazione ateniese.

Sparta per costruire la sua nuova flotta di cui era sprovvista aveva ricevuto aiuto dai Persiani tanto odiati dalle città e dalle isole dell’Egeo sempre soggette ai tentativi di incursione e conquista dei temibili persiani. Questo rapporto con la Persia non aiutava di certo Sparta nei rapporti con gli ex domini ateniesi nell’Egeo, anzi li comprometteva.

Dopo aver vinto la guerra del P ed aver preso il controllo di tutte le poleis che prima erano sotto l’influenza o il dominio di Atene, Sparta impose il regime oligarchico a tutte e cercò di tenerle sotto controllo con l’uso delle armi. Questa politica di Sparta generò diffuso malcontento in tutta la Grecia e fu causa di numerose rivolte.

● Spedizione dei “Diecimila” in Asia Minore

L’aiuto che la Persia aveva dato a Sparta durante la guerra del Peloponneso ebbe immediate conseguenze perché rappresentava comunque un debito che Sparta, prima o dopo, sarebbe stata chiamata a saldare. L’occasione per saldare il debito si presentò quando i due figli di Dario II, re persiano, alla morte del padre, rivaleggiarono per contendersi il trono.

Sparta mandò un contingente di ben 10.000 soldati mercenari greci per aiutare Ciro nella lotta per il potere contro il fratello Artaserse. La spedizione rappresentò una disfatta per il contingente greco corso in aiuto di Ciro perché quest’ultimo fu sconfitto, perse la vita e i greci dovettero ritirarsi.

● La Ripresa di Atene

Intanto Sparta dovette anche affrontare il riacutizzarsi del conflitto con la nemica Tebe con cui da sempre si contendeva il controllo della Grecia centrale. Si formò una nuova coalizione di città nemiche da sempre di Sparta, cioè Tebe, Corinto, Argo e Atene finanziata dai persiani che nel frattempo si erano rivoltati contro l’ex alleata.

Ecco che ricominciarono gli scontri tra Sparta e Atene. Quest’ultima, con l’aiuto della forte flotta mandata in suo soccorso dalla Persia, inflisse una forte sconfitta a Sparta in Asia Minore e da quell’episodio ricominciò la ripresa di Atene che liberò molte poleis dell’Asia Minore dal dominio spartano.

Atene ebbe dunque l’occasione per rialzarsi dotandosi di una nuova flotta navale (ricorda che alla fine della guerra del P, Sparta vincitrice aveva costretto Atene a consegnarle la sua flotta) e ricostruendo le possenti mura difensive dal porto del Pireo fino al centro della città.

● Il Ruolo della Persia e le “Pace del Re”

La Persia continuò ad immischiarsi nelle vicende del mondo greco, appoggiando alternativamente Sparta o Atene nell’ottica di evitare un eccessivo rafforzamento di una delle due. La strategia persiana era quella di evitare che una delle due potenze greche imponesse al mar Egeo e all’Asia Minore la propria egemonia sia politica che commerciale, quindi interveniva di volta in volta per depotenziare quella delle due che in quel momento appariva essersi rafforzata troppo.

Quindi, dopo aver aiutato Atene contro Sparta e aver così favorito la sua ripresa, i persiani si allarmarono nuovamente e per l’ennesima volta interferirono con le vicende del mondo greco, questa volta appoggiando Sparta. La Persia intervenne aiutando gli spartani ad ostacolare i rifornimenti che Atene riceveva dal Mar Nero.

Sparta e Atene erano ancora apertamente e dichiaratamente nemiche in una situazione che non si sbloccava. Fu la Persia, per i propri interessi, a organizzare un incontro tra le due a Sardi per indurle a firmare un accordo di pace che mettesse la parola fine alla tensione tra esse.

A Sardi nel 386 a.c. fu firmata la PACE DEL RE. Cosa prevedeva questo ennesimo accordo di pace tra le secolari nemiche greche?

La pace del Re avrebbe dovuto evitare ulteriori tentativi di imporre la propria egemonia sul mondo greco da parte di una polis ed era stata fortemente voluta e appoggiata dalla Persia ma non era di certo apprezzata dalle polis greche che da sempre desideravano estendere il proprio dominio e controllo su altre aree della Grecia.

Violarono così i patti di questa pace in varie occasioni sia Sparta che Tebe, insofferenti all’equilibrio imposto da una pace voluta da una potenza esterna per i suoi interessi.

● L’Effimera Egemonia Tebana

TEBE. All’indomani della pace, Sparta appoggiò l’instaurarsi di un regime oligarchico in sostituzione di quello democratico nella nemica Tebe, ma questo regime durò poco perché Tebe si ribellò e con l’appoggio di Atene, restaurò la democrazia.

ATENE. Non resistette alla tentazione, insita da secoli nella sua natura, di imporre la propria egemonia in Grecia e nell’Egeo e a tale scopo costruì una seconda lega navale a cui però non poterono aderire le ex alleate dell’Asia Minore perché erano sotto il controllo diretto dei persiani. La nuova lega navale inflisse diverse sconfitte a Sparta.

Mentre Atene e Sparta continuavano a rivaleggiare nell’Egeo, Tebe cercò di imporre a sua volta la propria egemonia in Grecia sotto la guida di due abili generali.

A quel punto erano tre le poleis che si contendevano l’egemonia in Grecia (Atene, Sparta e Tebe) in barba agli accordi della pace voluta dai persiani (pace del Re).

Grazie all’estrema abilità dei suoi due generali, Epaminonda e Pelòpida, protagonisti di questa fase espansionistica, Tebe fu davvero in grado di imporre per un breve periodo la propria egemonia in Grecia conquistando la Beozia e liberando la Messenia e l’Arcadia dagli spartani. La morte dei due generali, da cui era dipesa la fortuna di Tebe, pose fine al momento di gloria di questa città.

● Ripensare il Governo della Città

In sintesi il V secolo a.c. ed il IV secolo a.c. furono per la Grecia un periodo dominato da continue guerre che videro le poleis combattere le une contro le altre, spesso in nome della difesa del proprio regime oligarchico o democratico.

Nelle poleis con regime oligarchico i problemi erano legati alla forte disparità tra i pochi ricchi proprietari terrieri che detenevano il potere e la massa della popolazione che viveva in condizioni di povertà, reclamando la cancellazione dei debiti e una ridistribuzione delle terre, fino a provocare delle rivolte/sommosse.

Nelle poleis con regime democratico, la democrazia si era molto scostata dai principi dell’epoca d’oro di Pericle ed era sempre più corrotta e inefficace, sempre più lontana dalle esigenze e dalle aspettative del popolo.

Platone nella sua opera La Repubblica, dopo aver fatto un’analisi dettagliata e meticolosa delle varie forme di governo allora conosciute (democrazia, tirannia, timocrazia ed oligarchia), cercò di delineare le caratteristiche di uno stato, quindi di una forma di governo ideale, che avrebbe realizzato il bene di tutti, il bene della società nel suo complesso.

Secondo Platone solo i migliori, cioè i più sapienti e saggi, quindi i filosofi, dovevano avere il compito di governare la città perché solo loro sarebbero stati in grado di realizzare il bene concretamente puntando non all’interesse particolare di pochi ma a quello generale di tutti.

Platone cercò anche di tradurre in pratica le sue idee politiche basate sul governo dei filosofi. Fu ospitato dal tiranno di Siracusa, in Sicilia, e cercò di convincerlo a realizzare nella sua città il governo dei filosofi, ma fallì.

Una Potenza Emergente, la Macedonia

Eergendo come nuova potenza nell’area del Mar Egeo su cui il suo territorio, prevalentemente montuoso con una piccola pianura costiera, si affacciava. I greci consideravano la Macedonia un paese arretrato e molto lontano dalla loro raffinata cultura.

La Macedonia divenne protagonista quando salì su trono il re Filippo II che investì molte risorse nel potenziamento dell’esercito, in particolare della cavalleria, che divenne uno strumento di guerra veloce e flessibile molto temibile.

Filippo II aveva in mente di iniziare una politica espansionistica e cominciò ad intromettersi nelle dinamiche conflittuali delle varie poleis greche.
Egli appoggiò la ribellione dell’Eubea e obbligò Atene a riconoscere l’indipendenza di gran parte dell’isola. Nel 346 a.c. Atene dovette sottoscrivere una pace che riconosceva questa situazione.

● La Vittoria di Filippo II e il Nuovo Assetto dell'Ellade

Atene colse ben presto il pericolo rappresentato dall’intraprendenza di Filippo II di Macedonia che minacciava l’autonomia delle poleis greche. A tal proposito l’oratore Demostene scrisse le Filippiche, discorsi contro Filippo II che avevano lo scopo di risvegliare i greci spingendoli ad agire contro il comune pericolo rappresentato da questo re.

Effettivamente nel 340 a.c. Filippo II ebbe l’occasione di unificare sotto il proprio controllo il mondo greco ma preferì evitare in vista di un obiettivo ben più ambizioso: la conquista dell’impero persiano.

Tebe ed Atene si allearono in funzione antimacedone. Filippo si mosse contro Tebe e ottenne una vittoria a Cheronea in Beozia costringendo Tebe ad accogliere un presidio macedone e di rinunciare all’egemonia sulla lega beotica. Intanto Atene fu obbligata a sciogliere la lega navale. I macedoni misero delle proprie guarnigioni a presidiare l’Eubea ed il Peloponneso.

Filippo però voleva una Grecia pacificata per raggiungere il suo obiettivo primario, cioè la conquista della Persia. A questo scopo nel 337 a.c. riunì i rappresentanti delle città greche in un congresso da cui nacque la LEGA PANELLENICA (cioè di tutti gli ellenici) di cui Filippo fu il capo.

Il Consiglio della lega panellenica dichiarò guerra di tutta la Grecia all’impero persiano.
Nel 336 a.c. Filippo II morì vittima di una congiura e salì sul trono di Macedonia il figlio Alessandro, futuro Alessandro Magno.


Ricerca di Rossana Nodari, Sarra Essaied, Andrea Grauso, Michele Reggiani, Sofia Menegolo e Ximena Abanto